Nel 2020 l’export italiano verso il Giappone ha registrato un calo dell’11,4% rispetto all’anno precedente, registrando il primo segno negativo dopo il biennio 2013-2014. Nonostante il generale trend negativo, vi sono però alcuni prodotti che hanno registrato un aumento nel 2020, tra questi la pasta, per il quale il Giappone si posiziona tra i principali partner commerciali per l’Italia dopo l’area UE, gli Stati Uniti ed il Regno Unito, con ampi margini di crescita per il futuro (nel 2020 l’export verso il Giappone ha rappresentato il 3% circa dell’export totale italiano del settore -dati provvisori dell’ISTAT-). L’Italia, leader di settore, nel corso del 2020 ha consolidato la propria posizione di forza nel mercato, con un export totale di oltre 11 miliardi di yen, e un incremento del 21,57% rispetto al 2019. Il 2020 è stato un vero e proprio anno d’oro per l’export di pasta in Giappone, con picchi di export nei mesi immediatamente successivi alla proclamazione del primo stato di emergenza in Giappone che ha portato ad un incremento nel consumo domestico.

Bene pasta lunga e corta, ancora poco conosciute le paste all’uovo e le paste ripiene

La pasta lunga continua a rappresentare la fetta più importante di import, arrivando a coprire l’83,70% dell’export italiano di pasta per circa 9 miliardi e mezzo di yen. Con una crescita in termini di valore complessivo del 20,86% rispetto al 2019, l’Italia nel 2020 ha coperto una quota in termini di valore del 52% circa del mercato nipponico, con un ampio distacco dai principali competitor, Turchia e Stati Uniti.

La pasta corta si posiziona al secondo posto in termini di export, rappresentando nel 2020 il 10,13% del totale, i.e. poco oltre 1 miliardo di yen giapponesi. Il flusso commerciale conferma il trend di crescita, superando quello generale con un +25,48% rispetto al 2019. Anche per questo prodotto l’Italia mantiene un solido 59,9% di quota di mercato, superando il principale competitor, gli Stati Uniti.

La popolarità di pasta lunga e corta non si estende invece alla pasta all’uovo e pasta ripiena, che presentano nel 2020 valori rispettivamente quasi equivalenti. Per la prima l’export italiano si aggira infatti intorno ad un valore di circa 82 milioni di yen giapponesi, lo 0,72% del totale. Ciononostante, ha registrato il maggiore incremento percentuale tra i tipi di pasta dal 2019: +36,99%. La crescita minore rispetto al 2019 è stata invece quella della pasta ripiena, con un incremento di valore del 4,51%. Nel 2020 l’export di pasta ripiena in Giappone è ammontato a circa 81 milioni di yen giapponesi, per uno 0,71% del totale di settore.

Al di là della continua preferenza dei consumatori giapponesi per la pasta lunga, la domanda generale di pasta Made in Italy può considerarsi in forte crescita. L’obiettivo per il prossimo futuro è quello di riuscire a ricoprire una quota sempre maggiore in questo trend, sfruttando anche la progressiva riduzione delle tariffe data dall’EPA.

NOTA: la sorgente dei dati è l’ufficio delle dogane giapponesi. Per maggiori informazioni si rimanda al sito ufficiale delle dogane giapponesi. I dati sono espressi in milioni di yen. Approssimativamente, 1000 yen corrispondono a 8 euro; dove è indicato in scala 250 milioni, ad esempio, il corrispondente in Euro è di circa 2 miliardi.

(A cura di Giorgio Lorenzetti)