L’oro rosso in Giappone

Il Giappone ed il mercato globale

 

Il pomodoro è notoriamente uno dei prodotti più rappresentativi del Made in Italy all’estero, tanto da meritarsi spesso il nome di ‘oro rosso’. Come riportato da varie testate sulla base del più recente rapporto ISMEA, l’Italia si conferma terzo produttore mondiale di pomodoro fresco destinato alle conserve con un fatturato per l’industria di 3,5 miliardi di euro.

Ma i record non si fermano qui: il Bel Paese si trova infatti al primo posto globale per produzione ed export di derivati dell’oro rosso. Nella campagna 2019-2020 le conserve hanno prodotto un attivo della bilancia commerciale di quasi 1,7 miliardi, con il 60% delle conserve prodotte destinate all’export. Di quest’ultimo circa due terzi sono destinati al mercato europeo, con la Germania che assorbe un quinto delle spedizioni italiane.

Non stupisce allora che vi sia ampio margine per la crescita verso Paesi extra-UE, in particolare verso il Giappone: il Paese nipponico si presenta infatti nel 2019 - ultimo anno utile per avere statistiche complete per ogni Paese - come quarto importatore mondiale di passate e conserve dietro a Regno Unito, Germania e Francia.

Fonte dati: UN COMTRADE (https://comtrade.un.org/data/)

Di particolare rilevanza in questo contesto è la composizione dell’import giapponese, dove l’Italia detiene la quasi totalità del mercato - nonostante la concorrenza di Paesi come USA, Turchia e Australia - per un valore dal 2015 oscillante tra l’88 ed il 91%.

Fonte dati: METI Trade Statistics (https://www.customs.go.jp/toukei/srch/indexe.htm)

Come si evince dal grafico sopra, il 2020 ha rappresentato la miglior annata per l’export italiano in Giappone di pelati e passate dal 2015, registrando una crescita del 13,8% rispetto al 2019 che ha portato a sfiorare un valore di quasi 10 miliardi di yen nell’anno solare.

Questo dato risulta ancora più interessante andando ad analizzare la crescita in termini quantitativi, e del prezzo per medio kg.

Fonte dati: METI Trade Statistics (https://www.customs.go.jp/toukei/srch/indexe.htm)

Nonostante in termini di valore l’export del 2020 non abbia raggiunto i livelli del 2015 - il secondo anno, dopo il 2014, in cui i prodotti in questione sono stati venduti al prezzo più alto dell’intero decennio 2010-2020 - ciò che sorprende è che nell’anno segnato dalla pandemia di COVID-19 si abbia assistito alla migliore prestazione in termini quantitativi: oltre 96 migliaia di tonnellate esportate, il dato più alto dell’intero decennio, per un aumento del 5,98% rispetto al 2019 e persino del 4,98% rispetto al 2015.

Ulteriore elemento di novità è il fatto che nonostante la crescita quantitativa sia anche cresciuto il prezzo al kg, che negli anni precedenti a partire dal 2015 si era sviluppato in maniera inversamente proporzionale alla quantità.

La ragione dietro ai 103 ¥/kg potrebbe risiedere nel cambiamento dei consumi del 2020, dettato dalla peculiare situazione del mercato nel periodo di restrizioni imposte al settore ho.re.ca.: in altre parole, l’aumento della vendita al dettaglio di passate e pelati piuttosto che la vendita all’ingrosso alle attività di ristorazione potrebbero aver influito sull’aumento del valore al kg.

I dati dell’import mensile sembrano poter sostenere questa tesi laddove è possibile riscontrare significativi picchi sia tra Aprile e Giugno 2020 che a cavallo del 2020-2021, i periodi in cui le attività di ristorazione sono state soggette a limitazioni degli orari a seguito della proclamazione dello stato di emergenza nella maggior parte delle prefetture giapponesi.

Fonte dati: METI Trade Statistics (https://www.customs.go.jp/toukei/srch/indexe.htm)

Il potenziale di crescita ed il biologico

 

Risulta evidente dai dati sopra esposti come il Giappone sia un mercato florido per i derivati del pomodoro di origine italiana. La crescita del 2020 dimostra inoltre come ci sia ancora notevole margine di crescita per affermarsi nel mercato, soprattutto cercando di mantenere aperti sia i flussi diretti alla ristorazione sia quelli del mercato al dettaglio.

In questo contesto si collocano due ulteriori considerazioni: la possibilità di espandersi nel mercato nipponico per le aziende non ancora presenti grazie agli incentivi per l’internazionalizzazione delle PMI - per cui si può ricorrere al supporto dell’ICCJ - e le potenzialità nel settore dell’agroalimentare biologico.

Secondo il più recente rapporto Nielsen-Assobio, l’export italiano di prodotti biologici è stato assoluto protagonista nel 2020 con un crescita dell’8% rispetto al 2019. l’Italia si colloca al secondo posto mondiale per esportazione di prodotti biologici: con un valore di mercato di superiore ai 2,6 milioni di euro, l’incidenza del bio sul totale dell’export agroalimentare è stata del 6% nel 2020.

Il pomodoro biologico rappresenta una parte importante della produzione e commercio biologica nostrana, con una crescita in superficie coltivata che è aumentata del 20,5% tra il 2018 ed il 2019 a fronte di un aumento dell’1,8% della superficie biologica totale nello stesso periodo.

Fonte dati: Rapporto BIO IN CIFRE 2020 (ISMEA, Mipaaf, CIHEAM, SINAB) (http://www.sinab.it/sites/default/files/share/BIO%20IN%20CIFRE%202020.pdf)

A fronte di questo incremento della produzione diverse aziende nostrane iniziano a rivolgersi insistentemente al mercato giapponese per espandersi. L’ultimo studio di FiBL & IFOAM - Organics International sui trend emergenti del settore nel 2021 mostra infatti come nel 2019 i prodotti biologici in Giappone ammontassero all’1,4% delle vendite al dettaglio, il dato più alto per un Paese asiatico tra quelli analizzati, ma ancora lontano dalle percentuali europee.

Penetrare nel mercato giapponese con pelati e passate biologiche potrebbe quindi rivelarsi una mossa vincente, in particolare tenendo conto dell’attenzione del consumatore giapponese per i prodotti Made in Italy di alta qualità - tra cui risaltano le tre IGP pomodoro pachino, san Marzano e pomodorino del Piennolo del Vesuvio. Tuttavia non è detto che sia possibile sfruttare questa opportunità soltanto attraverso una ricerca di importatori: sono sempre di più richiesti investimenti in brand e marketing.

Per un'azienda italiana - produttrice o manifatturiera - che volesse esportare prodotti biologici in Giappone con il logo JAS le opzioni sono quindi due, alternativamente:

  • Ottenere la certificazione da parte di un ente certificatore giapponese o straniero accreditato dal MAFF (Ministry of Agriculture, Forestry and Fisheries); o
  • Ottenere la certificazione domestica dalle agenzie preposte italiane o europee ed affidarsi ad un importatore giapponese certificato da un ente accreditato giapponese, che provvederà al re-labelling con il logo JAS

Un operatore italiano potrà quindi affidarsi ai seguenti enti accreditati dal MAFF: Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale (ICEA); Bioagricert; Suolo e Salute; CCPB.

A cura di Giorgio Lorenzetti


L’anno d’oro della pasta

Nel 2020 l’export italiano verso il Giappone ha registrato un calo dell’11,4% rispetto all’anno precedente, registrando il primo segno negativo dopo il biennio 2013-2014. Nonostante il generale trend negativo, vi sono però alcuni prodotti che hanno registrato un aumento nel 2020, tra questi la pasta, per il quale il Giappone si posiziona tra i principali partner commerciali per l’Italia dopo l’area UE, gli Stati Uniti ed il Regno Unito, con ampi margini di crescita per il futuro (nel 2020 l’export verso il Giappone ha rappresentato il 3% circa dell’export totale italiano del settore -dati provvisori dell’ISTAT-). L’Italia, leader di settore, nel corso del 2020 ha consolidato la propria posizione di forza nel mercato, con un export totale di oltre 11 miliardi di yen, e un incremento del 21,57% rispetto al 2019. Il 2020 è stato un vero e proprio anno d’oro per l’export di pasta in Giappone, con picchi di export nei mesi immediatamente successivi alla proclamazione del primo stato di emergenza in Giappone che ha portato ad un incremento nel consumo domestico.

Bene pasta lunga e corta, ancora poco conosciute le paste all’uovo e le paste ripiene

La pasta lunga continua a rappresentare la fetta più importante di import, arrivando a coprire l’83,70% dell’export italiano di pasta per circa 9 miliardi e mezzo di yen. Con una crescita in termini di valore complessivo del 20,86% rispetto al 2019, l’Italia nel 2020 ha coperto una quota in termini di valore del 52% circa del mercato nipponico, con un ampio distacco dai principali competitor, Turchia e Stati Uniti.

La pasta corta si posiziona al secondo posto in termini di export, rappresentando nel 2020 il 10,13% del totale, i.e. poco oltre 1 miliardo di yen giapponesi. Il flusso commerciale conferma il trend di crescita, superando quello generale con un +25,48% rispetto al 2019. Anche per questo prodotto l'Italia mantiene un solido 59,9% di quota di mercato, superando il principale competitor, gli Stati Uniti.

La popolarità di pasta lunga e corta non si estende invece alla pasta all’uovo e pasta ripiena, che presentano nel 2020 valori rispettivamente quasi equivalenti. Per la prima l’export italiano si aggira infatti intorno ad un valore di circa 82 milioni di yen giapponesi, lo 0,72% del totale. Ciononostante, ha registrato il maggiore incremento percentuale tra i tipi di pasta dal 2019: +36,99%. La crescita minore rispetto al 2019 è stata invece quella della pasta ripiena, con un incremento di valore del 4,51%. Nel 2020 l’export di pasta ripiena in Giappone è ammontato a circa 81 milioni di yen giapponesi, per uno 0,71% del totale di settore.

Al di là della continua preferenza dei consumatori giapponesi per la pasta lunga, la domanda generale di pasta Made in Italy può considerarsi in forte crescita. L’obiettivo per il prossimo futuro è quello di riuscire a ricoprire una quota sempre maggiore in questo trend, sfruttando anche la progressiva riduzione delle tariffe data dall’EPA.

NOTA: la sorgente dei dati è l’ufficio delle dogane giapponesi. Per maggiori informazioni si rimanda al sito ufficiale delle dogane giapponesi. I dati sono espressi in milioni di yen. Approssimativamente, 1000 yen corrispondono a 8 euro; dove è indicato in scala 250 milioni, ad esempio, il corrispondente in Euro è di circa 2 miliardi.

(A cura di Giorgio Lorenzetti)


EU-Japan EPA: si allarga l’elenco delle Indicazioni Geografiche protette

Il Comitato Misto istituito a norma dell’accordo di partenariato economico UE-Giappone ha emendato l’elenco delle Indicazioni Geografiche protette con decisione n.1/2021 del 25 gennaio, con efficacia a partire dal primo febbraio.
La decisione è da collocarsi nell’ambito del meccanismo consultivo del trattato che prevede che ogni anno dal 2020 al 2022 le parti discutano circa l’opportunità di prendere in considerazione fino a 28 nomi rispettivamente dell’UE e del Giappone da proteggere come indicazioni geografiche (IG).
Non solo le IG avranno protezione nei confronti di prodotti falsi o contraffatti, ma l’apposizione del marchio IG sui prodotti significa che il consumatore giapponese sarà in grado di identificare l’origine del prodotto e, conseguentemente, le caratteristiche uniche espressione di quel determinato territorio, regione o località.
A seguito delle discussioni condotte nel corso del 2020, 28 nuove IG per parte sono state inserite nell’elenco del trattato, di cui due italiane: l’Olio Toscano IGP ed il Culatello di Zibello DOP. Queste vanno ad aggiungersi ai ventisei vini e diciannove prodotti dell’agroalimentare italiano protetti dall’entrata in vigore dell’accordo nel febbraio del 2019, aprendo nuove possibilità di crescita per i produttori locali nostrani.
Specularmente, venticinque prodotti agroalimentari e tre bevande alcoliche giapponesi godono ora di nuova protezione nel mercato europeo.
In attesa di vedere cosa porteranno in dote i risultati delle discussioni del Comitato Misto previste per il 2021 ed il 2022, citiamo le parole del Commissario Europeo per l’Agricoltura Janusz Wojciechowski: “Questo accordo è molto positivo per gli agricoltori europei e giapponesi. Dopo soli due anni dall’entrata in vigore dell’accordo, 28 Indicazioni Geografiche extra per parte sono ora protette nei nostri rispettivi mercati. Questi prodotti hanno un reale valore aggiunto, riflettendo autenticità e qualità e ricompensando gli agricoltori”.

(A cura di Giorgio Lorenzetti)

Link esterni:

https://europeansting.com/2021/02/01/the-eu-and-japan-trade-deal-celebrates-second-anniversary-by-further-strengthening-ties/
https://www.agrifoodtoday.it/lavoro/ue-giappone-culatello-olio-toscano.html
https://www.agricultura.it/2020/07/08/tutela-ue-giappone-olio-toscano-igp-e-culatello-di-zibello-dop-inseriti-nellaccordo-jefta/


Scopri Gifu con La Pina!

Gifu, il Giappone più autentico

Villaggi incastonati tra montagne rigogliose, ruscelli limpidissimi e campi di riso, dove botteghe artigianali custodiscono arti antiche e il passato è parte del presente: un viaggio a Gifu è un’emozione meravigliosa.

ICCJ, in collaborazione con la Prefettura di Gifu, ha realizzato una landing page speciale featuring La Pina!

VISITA LA LANDING PAGE


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Il design italiano in mostra a Tokyo

Al via la quinta edizione di Italia, amore mio! (IAM), rassegna dedicata alla passione e al lifestyle italiano, organizzata dalla Camera di Commercio Italiana in Giappone (ICCJ)  il 21 e 22 novembre a Tokyo.

Il tema di IAM 2020 è “Insieme”, per sottolineare l’importanza del contributo collettivo che in questo particolare momento storico è necessario per guardare avanti e prepararci al futuro.

Quest’anno IAM si farà portavoce del design italiano in Giappone: il festival sarà presentato insieme alla quarta edizione dell’ Italian Design Day (IDD) 2020, in collaborazione con l’Ambasciata Italiana a Tokyo, l'Associazione per il Disegno Industriale (ADI), il Museo del Compasso d’Oro, il patrocinio di ENIT. Al lancio saranno presenti tutti gli attori del Sistema Paese. Una straordinaria vetrina per le imprese e i designer italiani con numerose iniziative per promuovere il design come espressione del “Made in Italy” ad un pubblico, quello giapponese, sempre più curioso e attento.

Numerosissimi gli ospiti che parteciperanno alla rassegna in versione fisica e, con collegamenti video, dall’Italia - dal mondo dell’arte e del design a quello dello spettacolo; da architetti e designer come Kengo Kuma e Toshiyuki Kita, a Olimpia Zagnoli, Atsushi Komagata e Luca Barcellona per il mondo dell’illustrazione e della calligrafia; inoltre l’attore Tet Wada, la nota influencer Shiori Fujiwara, e il modello e attore Andrea Cocco. E ancora, la LaPina ed Emiliano Pepe in versione autori, la cantante Chiara Galiazzo, l’architetto Francesco Librizzi, nominato design Ambassador dall’IDD 2020, e molti altri.

Nel cuore di Omotesando (centrale quartiere di Tokyo),  sarà allestita Casa IAM che funge da piattaforma di incontri e da hub centrale dove i visitatori potranno anche raccogliere informazioni sugli eventi satellite - che si teranno nei luoghi più rappresentativi del made in Italy a Tokyo - dal design alla moda. Al secondo piano di CASA IAM sarà allestita una mostra/installazione dove saranno esposti pezzi iconici del design italiano, vincitori delle passate edizioni del prestigioso premio Compasso d’Oro.

Appuntamento speciale di questa edizione sarà la presentazione (in anteprima in Giappone), dell’ADI Design Museum, in prossima apertura a Milano, raccontato dalle voci di Luciano Galimberti, Presidente ADI e Umberto Cabini, Presidente Fondazione ADI. L'evento vedrà poi la partecipazione degli ex alunni dell’ Istituto Europeo di Design (IED), che per l’occasione hanno organizzato un live talk su progetti di di moda sostenibile e di mobilità elettrica.

Molti i ristoranti italiani coinvolti per presentare un viaggio culinario “speciale" per degustare, solo per il weekend del festival il menu Italia, amore mio! e celebrare insieme la quinta edizione della Cucina Italiana nel Mondo.

Italia amore mio!, il più grande festiva Italiano in Giappone, e il design, di cui da sempre l’Italia è portavoce nel Mondo, “insieme” per far nascere nuove collaborazioni e riaffermare la voglia di ripartire.

Tutti gli interventi possono essere seguiti live sul nostro sito https://italia-amore-mio.com/.


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Osservatorio mensile sul mercato giapponese – Novembre 2020

Quadro generale

Fatti salvi ulteriori lockdown che colpiscano le filiere produttive, il grafico dell’andamento generale delle importazioni in Giappone sembra mostrare una sostanziale ripresa delle importazioni ai livelli di due anni fa. Per contrasto, il picco negativo delle importazioni nell’aprile di quest’anno è stato comunque superiore in valore al periodo dell’ultima crisi economica mondiale (2009-2012). Questo può mettere in una prospettiva diversa quanto è accaduto alle esportazioni italiane, che per altro presentano, al momento performance di ripresa decisamente migliori di quelle francesi.

Nota: dove non altrimenti indicato, la sorgente dei dati è l’ufficio delle dogane giapponesi. La suddivisione dei dati segue la categorizzazione giapponese Principal Commodity; per maggiori informazioni si rimanda al sito ufficiale delle dogane giapponesi. I dati sono espressi in migliaia di yen. Approssimativamente, 1000 yen corrispondono a 8 euro; dove è indicato in scala 250 milioni, ad esempio, il corrispondente in Euro è di circa 2 miliardi.


Vino

I dati di settembre mostrano una leggera ripresa rispetto ad agosto, ma comunque a un livello ancora sotto le medie degli ultimi anni. In valore la perdita è di circa il 25% rispetto al settembre del 2019. Rispetto ad altri settori, come quello della moda, quello del vino ha risentito della crisi pandemica a scoppio ritardato. Non particolarmente legato a scadenze brevi o a stagionalità, ma in buona parte dipendente dalla ristorazione, il vino importato nella prima metà dell’anno fa fatica a ruotare nei magazzini, costringendo gli importatori a ritardare o diminuire gli ordini.

Olive Oil, Cheese

Così come per il vino, anche le rotazioni delle scorte di olio di oliva rallentano, ma vi è inoltre uno spostamento deciso sull’olio di oliva spagnolo, venduto a prezzi al litro decisamente minori. Nel caso del formaggio, invece, a causa della rotazione più del magazzino dovuta alla maggiore deperibilità, il costo della pandemia è stato assorbito prima (picco negativo a maggio), mentre ora le importazioni dall’Europa si assestano su livelli inferiori.

Macchinari

Continua la ripresa del settore, su livelli superiori a quelli francesi, e anche superiori a quelli dello scorso anno (che comunque non è stato particolarmente performante). Rispetto al dato di settembre 2019 il valore dell’importato dall’Italia per il settembre 2020 è maggiore del 25% circa, a quota 350 milioni di euro.

Medicale – farmaceutico

Settore in generale meno colpito dalla crisi pandemica, vede purtroppo l’Italia in leggera depressione rispetto ai player principali e alla Francia in particolare. Il dato degli ultimi mesi è comunque nella media degli ultimi anni, con un valore compreso tra i 50 e i 60 milioni di euro per mese registrato.

Moda e pelletteria

Settori caratterizzati da forte stagionalità e dipendenza dalle attività di retail, tutti i comparti moda hanno registrato picchi negative record durante il periodo di maggiore crisi e lockdown in primavera, con cali puntuali di oltre il 70%. Sono anche i settori che hanno registrato la ripresa più rapida, seppur non necessariamente fino ai livelli pre-covid. In nessuno dei settori dove l’Italia è leader sono state perse posizioni. L’abbigliamento vede al momento una ripresa quasi totale, mentre scarpe e borse fanno maggiore fatica, essendo probabilmente legate a spese più consistenti. Nel caso delle borse, alla media mensile di circa 80 milioni di euro di valore importato ci si attesta ora a circa il 20% in meno.




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Social Media e Influencer Marketing in Giappone

Questo periodo ha fatto emergere in modo ancora più deciso quanto la digitalizzazione dei servizi e dei canali di comunicazione sia un vero e proprio strumento che permette alle aziende di sopravvivere e crescere, anche nella fase post-emergenziale.
Sappiamo già quanto il consumatore giapponese sia un utente da tempo educato alla digitalizzazione: secondo un recente rapporto di Hootsuite e We Are Social emerge che gli utenti di Internet siano il 92% della popolazione, con il 65% (82 milioni di persone) di utenti attivi sui social media.

Ma qual è invece il ruolo dell’influencer marketing in Giappone? E quali sono le differenze tra il mercato europeo e quello giapponese per quanto riguarda l’uso dei social media e del relativo influencer marketing?

Panoramica generale sui social media e sull’influencer marketing in Giappone

Il Giappone condivide con gli altri paesi occidentali la maggior parte delle piattaforme social media. Un dato interessante che emerge dal rapporto Digital 2020 Japan di Hootsuite e We Are Social (https://datareportal.com/reports/digital-2020-japan) è che YouTube sia il social media più utilizzato (71% di utenti), seguito da LINE (61%) e Twitter (50%). Anche Instagram e Facebook rientrano tra le prime cinque piattaforme social più comunemente utilizzate nel paese, seguite da TikTok che sta diventando sempre più popolare anche in Giappone.

Tuttavia, come sappiamo, la compatibilità tra il prodotto e la piattaforma da utilizzare per promuoverlo dipende dalle caratteristiche di ciascun SNS. Ad esempio, Instagram è la piattaforma più utilizzata per la promozione di prodotti e servizi legati alla moda, al cibo, ai viaggi, ai cosmetici o all'arredamento della casa sia per la modalità prevalentemente visiva sia per la demografica, attualmente posizionata sulle donne 30-40 anni.
YouTube, rispetto a Instagram, è più efficace per la promozione su larga scala. Ciò è dovuto principalmente al fatto che i dati demografici degli utenti sono più ampi rispetto a Instagram, con giapponesi di tutte le età che utilizzano questo tipo di canale social regolarmente. Inoltre, quasi tutti i prodotti o i servizi possono essere promossi tramite YouTube, rendendolo accessibile alle aziende di quasi tutti i settori. Sono molti i brand che hanno scelto di collaborare con vari YouTuber famosi, come Hajime-Shacho (https://www.youtube.com/c/0214mex/featured 8, 96 Mln di iscritti). Tra gli esempi di campagne di marketing influencer su YouTube ci sono quelle condotte da aziende globali come H&M o da aziende localicome quella dolciaria di Morinaga &Co., Ltd. (https://www.morinaga.co.jp/) che hanno realizzato video spot di successo in collaborazione con due influencer gemelle, RikaRiko (https://www.youtube.com/channel/UCElrU4ZeDojoVv8hg3gDQOQ), molto popolari tra gli adolescenti.

Differenze e punti chiave sul tema dell’influencer marketing in Giappone

L'influencer marketing in Giappone è un mercato relativamente più recente e meno popolare rispetto ai paesi occidentali, ma con molto potenziale. Nonostante il valore monetario non sia elevato, ha mostrato una crescita esponenziale in breve tempo, dimostrando di essere un ottimo metodo per aumentare la notorietà di un brand.
Una prima caratteristica dell’Influencer Marketing in Giappone, risiede nel fatto che le agenzie hanno una forte influenza nel campo pubblicitario giapponese. Quasi tutti i brand sono in contatto con un’agenzia che gestisce le loro attività di marketing. Quindi, se si vuole lavorare con un influencer molto probabilmente bisogna rivolgersi a una di queste agenzie, essendo pochi gli influencer che lavorano in modo “freelance”. Un altro punto chiave da sottolineare è quello della lingua. La scarsa competenza della lingua inglese dei giapponesi e la necessità del consumatore e/o acquirente giapponese di ricevere informazioni nella lingua madre potrebbe causare complicazioni anche nell’ambito dell’influencer marketing, per cui diventa necessario utilizzare influencer locali con la consapevolezza che questi ultimi, proprio per la barriera linguistica, hanno meno followers rispetto a quelli globali. Tuttavia, bisogna considerare che, proprio perché gli influencer restano nel bacino di utenza giapponese, l’engagement diventa più semplice. Infatti, gli influencers giapponesi sono estremamente più legati al loro pubblico e le interazioni superano di gran lunga quelle occidentali.

Nuove opportunità dopo il Covid-19?

Proprio su questo argomento abbiamo recentemente ospitato un articolo della nostra associata TMP Group, agenzia internazionale specializzata nella comunicazione digitale (l’articolo è disponibile in giapponese e inglese). La considerazione più ovvia è quella dello spostamento degli investimenti tra i vari canali marketing. A causa della situazione emergenziale, sappiamo che le aziende propenderanno maggiormente su mezzi di comunicazione digitali al posto di quelli tradizionali. Le tre aree che finora hanno visto i maggiori investimenti sono Data Analytics, e-Commerce e Customer Relationship Management (CRM).

In generale, la ristrutturazione dei canali di marketing, dove possibile, deve essere vista come un’occasione per ripensare a tutti i rapporti commerciali con i paesi esteri, esaminando attentamente per quali aree e categorie i partner hanno già attivi dei canali social e valutare di dedicare tempo, idee e risorse per la loro valorizzazione: non è difficile pensare che diversi partner si trovino nelle condizioni di dover rafforzare all’ultimo minuto proprio questi canali, e che un aiuto nel reperire contenuti social interessanti, quando non nel contribuire alle spese di advertising, possa offrire proprio ora un buon ritorno sull’investimento.

(A cura di Francesca Solito e Francesco Rinarelli)


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Formaggi in Giappone: il consumo interno e l’export crescono

Il Giappone è da tempo considerato come uno dei nuovi mercati-chiave per l'espansione internazionale dei prodotti lattiero-caseari italiani. Il mercato giapponese, pur essendo in realtà piuttosto contenuto in termini assoluti, si è mostrato molto dinamico nel medio periodo, con un trend di crescita importante sia in valore sia in volume.

Importazioni in Giappone

Rispetto ai principali competitor internazionali presenti sul mercato giapponese (Francia, Nuova Zelanda, Australia, Paesi Bassi, USA, Germania e Danimarca), l’Italia ha prezzi nettamente superiori motivati dall’elevato profilo qualitativo delle produzioni italiane; circa il 60% dell’export dei formaggi naturali non erborinati è infatti rappresentato da Grana Padano e Parmigiano Reggiano (dati Eurostat). Nel 2019 il valore del formaggio italiano è stato di circa 9.87 euro/kg, con un prezzo medio all’import registrato di 3.71 euro/kg.

I prodotti che, in valore, offrono all’Italia i maggiori introiti sono i formaggi freschi (es. mozzarella) e quelli stagionati (es. Parmigiano Reggiano e Grana Padano non grattugiati). L’Italia è anche tra i primi fornitori nella nicchia dei formaggi a pasta erborinata (52,3% nel 2019), insieme alla Danimarca e alla Francia.

Accordi internazionali- EPA e dazi

Spesso descritto e sintetizzato con l’espressione «Formaggio in cambio di automobili», l’EPA include 10 formaggi tra le 44 IGP italiane che vengono tutelate in Giappone grazie all’accordo di libero scambio: Asiago, Fontina, Gorgonzola, Grana Padano, Mozzarella di Bufala Campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Pecorino Toscano, Provolone Valpadana, Taleggio.

Tuttavia, è doveroso sottolineare che i formaggi non hanno goduto di un azzeramento delle tariffe doganali (come è avvenuto per il vino, i cui dazi, prima tra il 15% e il 23%, sono stati immediatamente eliminati); i prodotti del settore lattiero-caseario sono soggetti a una progressiva riduzione della tassazione (che arriva al 30% per alcune tipologie) nell’arco di circa 10 anni per i formaggi a pasta molle o in 15 anni per i formaggi a pasta dura, fino ad arrivare a un abbattimento completo.

Il trend di crescita delle importazioni in Giappone, dunque, non è immediatamente riconducibile all’EPA, quanto a una crescita della domanda negli ultimi anni.

Per maggiori informazioni in merito agli attuali dazi di importazione:

Tariffa Doganale Giapponese https://www.customs.go.jp/english/tariff/2020_1/index.htm

Per richieste specifiche in merito alle tariffe doganali si prega di rivolgersi all’ufficio doganale territorialmente competente.

Quali certificazioni servono a un produttore del settore lattiero-caseario per esportare in Giappone?

Per esportare in Giappone è necessario anzitutto il Certificato veterinario per l’esportazione di latte e prodotti a base di latte verso il Giappone (Veterinary certificate for milk and milk products intended to be exported from Italy to Japan) in vigore dal 1 Giugno 2020, modello scaricabile sul sito del Ministero della Salute: http://www.salute.gov.it/portale/temi/documenti/veterinariaInternazionale/JP-L01.pdf

L’esportatore in Italia dovrà poi predisporre tutti i documenti che solitamente sono richiesti per l’esportazione (pro-forma invoice, packing list, etc.).

Per beneficiare delle tariffe agevolate previste dall’EPA è inoltre necessario dimostrare l’origine europea/ italiana del prodotto spedito. Attraverso due possibili modalità:

  • registrazione al sistema REX (scelta consigliata) da richiedere tramite invio PEC del modulo di domanda 22-06 BIS all’ufficio doganale di competenza che, dopo aver visionato il modulo, vi darà il Vostro numero REX che servirà a dichiarare l’origine europea del prodotto e che dovrà essere inserito in ogni documentazione commerciale o fattura.
  • “Conoscenza dell’importatore, documento alternativo alla dichiarazione di origine tramite sistema REX. L’esportatore in questo caso dovrà fornire al suo acquirente/importatore tutte le informazioni occorrenti a dimostrazione del carattere originario delle merci.

In ogni modo, per commercializzare i prodotti italiani nel mercato nipponico è essenziale la massima collaborazione fra l’esportatore in Italia e l’importatore in Giappone.

Distribuzione

Il canale distributivo in Giappone è a più livelli: importatori, grossisti di primo livello, grossisti di secondo livello, clienti finali (ristoratori, dettaglianti, consumatori). Secondo i parametri specifici dei prodotti (deperibilità, frequenza d’acquisto, freschezza, pratiche commerciali, ecc.) la lunghezza del canale distributivo può variare. In linea di massima, considerati i ricarichi degli intermediari, il prezzo finale al dettaglio in Giappone può arrivare a tre volte il prezzo retail del mercato italiano. Anche per questo il consumatore giapponese, in generale molto sofisticato e conoscitore del Made in Italy, ha una maggiore pretesa rispetto alla qualità del prodotto.

Oltre alla ristorazione, nella maggior parte dei casi il consumatore acquista i formaggi presso i supermercati, i department store e i negozi specializzati. Altri sbocchi al dettaglio sono i convenience store e i mini-market. In crescita l’acquisto di prodotti italiani tramite e-commerce.

Contatti utili

Per formare gli operatori italiani la Camera di Commercio Italiana di Tokyo ha introdotto azioni educational, come i webinar “Giovedì in Camera” su varie tematiche riguardanti i maggiori settori di export, e servizi di assistenza alle imprese con particolare riguardo al canale Horeca e alle grandi catene di ristorazione, oltre alla GDO e agli operatori locali.

CAMERA DI COMMERCIO ITALIANA IN GIAPPONE

FBR Mita Bldg. 9F, Mita 4-1-27, Minato-ku (108-0073) – Tokyo

Tel: +81 (3) 6809-5802; Fax: +81 (3) 6809-5803

Skype: Italian-chamber-in-Japan

Facebook: https://www.facebook.com/ICCJ.Tokyo

Web: http://www.iccj.or.jp/it

e-mail:

  • Per appuntamenti: iccj@iccj.or.jp
  • Richieste su servizi commerciali: analyst@iccj.or.jp
  • Per informazioni su eventi: support@iccj.or.jp

(A cura di Francesca Solito)


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Invecchiamento demografico in Giappone: opportunità per le industrie italiane

L’Italia è tra i Paesi maggiormente colpiti dalla denatalità, insieme al Giappone, dove l’innalzamento dell’età media tra la popolazione cresce rapidamente: le persone anziane giapponesi sopra i 65 anni nel 1950 non costituivano neanche il 5% della popolazione totale, mentre oggi si stima che nel 2025 il 30% della popolazione sarà ultrasessantacinquenne.

Si può quindi propriamente parlare di una società invecchiata e, di conseguenza, emergono problematiche specifiche legate all’aspetto socio-sanitario e allo sviluppo economico del Paese.  Secondo le statistiche della National Trade Agency nel 2025 la spesa complessiva per la previdenza sociale che comprende benefici pensionistici e gli oneri dell’assistenza sanitaria, raggiungeranno cifre che supereranno la crescita economica.

Per affrontare il problema dei costi elevati che minacciano il sistema economico e socio-sanitario nazionale, il governo giapponese ha identificato priorità e strategie in diverse aree - tra cui il settore medico-sanitario e quello dell’assistenza sociale - che, in particolare, prevedono l’impiego delle tecnologie ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione).

Opportunità per le imprese italiane

L’Italia è, assieme al Giappone, fra i paesi più anziani al mondo e affronta tematiche e sfide simili. In entrambi i Paesi il progressivo processo di invecchiamento della popolazione sta rapidamente provocando un’incremento della domanda nel settore delle tecnologie ICT applicate in ambito medico-sanitario, nel settore farmaceutico, così come si registra un aumento della domanda di prodotti per la cura della persona - in particolare gli integratori alimentari e i cosmetici per la cura della pelle. Proprio sulle le tecnologie ICT stanno puntando i principali player interni, tra cui noti colossi mondiali del digitale e dell’intelligenza artificiale come NTT Data e grandi conglomerate quali Mitsubishi Corporation. Considerata la concorrenza interna, puntare a mercati di nicchia può essere una chiave per ottenere un migliore accesso al mercato.

Consigli per chi ha intenzione di entrare nel mercato giapponese

Tra le principali barriere troviamo quella linguistica e la scarsa conoscenza degli aspetti culturali - biglietti da visita, puntualità e rispetto delle regole, comunicazione e materiale in giapponese, aftercare, ecc. - spesso sottovalutati ma che hanno invece un’importanza strategica. Gli esportatori devono essere consapevoli di dover affrontare numerose sfide: lenti processo di approvazione, distribuzione multi-livello e altro ancora. Tali ostacoli possono essere superati instaurando un partenariato con attori locali, beneficiando di una rete esistente e della volontà di introdurre nuove tecnologie o nuovi prodotti di qualità nel mercato. Non bisogna sottovalutare che l'Italia gode di un'immagine positiva in Giappone, un vantaggio da sfruttare per ricercare collaborazioni con istituzioni o joint ventures.


Osservatorio mensile sul mercato giapponese – Ottobre 2020

Quadro generale

Il panorama delle esportazioni in Giappone è complesso, con alcune voci ancora colpite dalla crisi pandemica e altre in rapida ripresa. Tra le prime troviamo soprattutto il tessile e l’abbigliamento - che ha ripreso quota dopo il crollo di aprile e maggio, ma sotto i livelli pre-COVID – l’automotive e gli alimentari, con un calo di picco decisamente minore ma un trend negativo che si prolunga verso l’autunno.

Tra le seconde troviamo soprattutto i beni strumentali e in particolare le macchine ad azionamento elettrico, che nel mese di agosto hanno registrato un’impennata del 118% e si sollevano al -10% sul cumulato dell’anno vs 2019.

Nota: dove non altrimenti indicato, la sorgente dei dati è l'ufficio delle dogane giapponesi. La suddivisione dei dati segue la categorizzazione giapponese Principal Commodity; per maggiori informazioni si rimanda al sito ufficiale delle dogane giapponesi. I dati sono espressi in yen, arrotondati al migliaio. 

Vino

Per valore l’Italia mantiene il secondo posto tra i Paesi Europei, dopo la Francia (nell’import mondiale al terzo posto dopo Cile e Francia). Impatto Covid: per l’Italia un calo leggero ma consistente, e ad agosto si trova ad avere importato un miliardo di yen in meno rispetto allo stesso mese del 2019. Più drastico il crollo della Francia, scesa per la prima volta dopo anni sotto i 5 miliardi di yen nel mese di giugno. Leader del settore, la Francia presenta comunque la sua performance migliore nel mese di novembre, in occasione della nuova stagione del beaujolais noveau

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Olio

Spagna e Italia continuano a contendersi il mercato giapponese. Forte calo registrato dall’import spagnolo da inizio 2020, con un aprile in perdita per 700 milioni di yen rispetto al 2019. In crescita il valore italiano nel mese di giugno 2020; nel cumulato dell’anno, la quantità importata è stata maggiore dei primi otto mesi del 2019, ma il basso prezzo per litro ha pesato sul valore dell’importato, che supera di poco gli otto miliardi di yen.

Macchinari

Grandi perdite per tutti i leader europei, con un picco per l’Italia di -42,2% nel mese di maggio contro il -32% per la Germania. Da allora Italia e Francia mostrano un recupero su valori di circa il 15%-20% inferiori alla media del periodo, mentre l’importato dalla Germania cala ancora nel mese di agosto.

Prodotti a uso medico

La categoria medicale, comprendente sia i farmaci che vitamine e antibiotici, vede l’Italia da tempo ai primi posti in Europa per esportazione verso il Giappone, dietro alla Germania e, di poco, alla Francia, con un valore medio attorno agli 8 miliardi di yen al mese. Non vi sono stati cambi significativi nel profilo delle importazioni da parte di tutti gli attori. Il comparto della chimica in generale registra un +3,4% nelle importazioni dall’Italia in valore (yen) da inizio anno ad agosto.

Abbigliamento

Il settore dell’abbigliamento è stato tra i più fortemente colpiti dalla crisi Covid. L’Italia, primo Paese per l’export verso il Giappone, ha registrato un drastico e improvviso calo nel periodo febbraio - maggio. Il calo registrato ad inizio della crisi Covid, ha visto una caduta da oltre 5 miliardi a 1 miliardo nel periodo di aprile. Anche l’altro principale concorrente europeo, la Francia, seppur su valori complessivi più ridotti, ha visto dimezzarsi l’export nel periodo febbraio – maggio 2020. Nonostante le forti perdite per l’export Italiano, gli andamenti degli ultimi mesi mostrano una buona ripresa: nel luglio 2020 si è tornati a raggiungere valori medi pre-covid di oltre 6 miliardi (seppur ancora ridotti nel confronto con la performance migliore dell’anno precedente, nel mese di luglio, che era stata di 7.8 miliardi).

Calzature

Come per il settore abbigliamento, anche Il settore calzature è stato tra fortemente colpito dall’emergenza degli ultimi mesi. L’Italia, primo Paese per l’export verso il Giappone anche nel settore calzature, ha visto una caduta da oltre 4 miliardi a meno di un 1 miliardo nel mese peggiore, aprile. Il secondo Paese per export verso il Giappone, la Spagna, seppur su valori complessivi più ridotti, ha registrato un ritardo nell’accusa la crisi e, nel complesso, dopo una forte caduta nel mese di maggio i trend degli ultimi mesi mostrano una lenta ma progressiva ripresa. Così come per l’abbigliamento, anche per le calzature le performance migliori dell’anno precedente si erano registrate nel mese di luglio (oltre 5 miliardi nel 2019). Per l’export Italiano, nel complesso, gli andamenti degli ultimi mesi mostrano un trend positivo: nel luglio 2020 si è tornati a raggiungere oltre i 3.5 miliardi (seppur ancora ridotti nel confronto con l’anno precedente).

Borse

Anche l’import di borse ha visto lo stesso andamento di abbigliamento e calzature: dopo il drastico calo nei mesi di piena emergenza Covid, da maggio si è tornati ad osservare un andamento positivo e in stabile crescita. L’export di borse italiane in Giappone, seppur in trend di crescita negli ultimi mesi, è ancora però nettamente sotto i livelli medi dell’anno precedente. Gli ultimi dati per il mese di luglio 2020 si sono fermati a poco più di 9 miliardi, contro la media di 10-11 miliardi nel corso del 2019 e il picco quasi 13 miliardi nel dicembre 2019.